Guerra e divulgazione
Il primo mezzo moderno di accelerazione della comunicazione è il telegrafo, inventato da Claude Chappe, sperimentato nel 1793 in piena rivoluzione francese per collegare in tempo reale le basi militari di Parigi e Lilla. Nasce la figura del corrispondente di guerra, impegnato a seguire ed a riferire le imprese dei soldati.
Con la prima guerra mondiale, tutte le potenze coinvolte danno vita a strutture di controllo dell’informazione, con funzioni di censura e creazione di notizie ed eventi. Accanto alla stampa, può essere sfruttato un altro grande mezzo di comunicazione di massa: il cinema fondamentale nel raggiungere le masse di analfabeti.
Con la seconda guerra mondiale un nuovo medium diviene punto di riferimento cruciale delle comunicazioni belliche: la radio. Gli apparati militari e politici comprendono presto la potenzialità di uno strumento che per la prima volta poteva riunire nello stesso momento milioni di persone e tentano di usarlo anche come prezioso strumento di controllo sociale.
Una tappa di svolta nella storia dei rapporti tra guerra e mass media è rappresentata dalla guerra del Vietnam, il primo evento bellico a essere raccontato in grande stile dalla televisione. Fino al 1968, in Vietnam, i media occidentali continuano a fare da “megafoni del potere”, raccontando la marcia vincente per l’affermazione della democrazia in un paese minacciato dal comunismo.
All’inizio degli anni Novanta, la guerra del Golfo coinvolge il sistema dei media occidentali nella diffusione massiccia ed organizzata del racconto del conflitto. Le riprese in diretta dei primi bombardamenti, le scene del conflitto, le conseguenze sui civili: costituiscono il primo esempio di giornalismo in tempo reale.
Durante le rivoluzioni della primavera araba fra il 2010 e il 2011 Twitter diventa lo strumento che racconta la voglia di democrazia dei paesi arabi, anche se nell’opinione pubblica il ruolo di narratore del social network è spesso stato erroneamente confuso con il suo ruolo di attivatore delle proteste. Twitter diventa sinonimo di social-journalism.
Durante il conflitto in Ucraina Tik Tok diventa la principale fonte di informazione. I governanti delle due fazioni compaiono nella maggior parte dei video del feed. I leader diventano influencer. Tutti i giornali del mondo rilanciano video con il logo del social network cinese sulle loro homepage.
Tik Tok diventa anche la principale fonte di disinformazione e fake news. Clip di videogame sono state utilizzate per descrivere scene di guerra. Finti messaggi dei leader sono stati realizzati con le AI, spacciati per messaggi istituzionali. La disinformazione è utilizzata anche dalla propaganda e risulta sempre più difficile distinguere il falso dal vero.
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